Mobilità sociale, ceti cittadini e poteri regi nelle città italiane della Corona d’Aragona
Cagliari, Giovedì 5 febbraio 2015 ore 9.15
Aula Magna della Facoltà di Studi Umanistici
Francesco Paolo Tocco (Un. Messina), Palermo-Messina
Amedeo Feniello (ISIME), Napoli
Pierluigi Terenzi (Un. Napoli), L’Aquila
Anna Maria Oliva (CNR Roma), Cagliari
Occorrerà ricercare innanzitutto le ragioni dell’ascesa (e della discesa) di ceti, gruppi e famiglie nelle società urbane di Sicilia, Sardegna e Mezzogiorno continentale. Il che significa porsi il problema di cosa contasse veramente per affermarsi sul piano sociale ed eventualmente politico: la ricchezza (e di che tipo soprattutto), il rapporto diretto con il sovrano e la corte, le clientele cittadine, la funzione pubblica, la finanza regia e locale, le istituzioni ecclesiastiche, ecc. E andrà quindi analizzato se e quali tra queste dinamiche prevalessero rispetto alle altre e come i differenti piani dell’azione sociale finissero per interagire e sovrapporsi.
Una questione andrebbe tenuta ben presente, perché costituisce una grande differenza rispetto a processi analoghi nelle città italiane che non facevano parte del Commonwealth aragonese, è la questione relativa al fatto che queste città facevano parte – in grado diverso e con differente cronologia – di un complesso sovra-italiano e mediterraneo di domini dalle vocazioni economiche e dalle identità politiche diverse, ma correlate. In che misura essere un tassello di un mosaico di interrelazioni strutturali così vario condiziona la domanda di partenza “cosa contasse veramente per affermarsi sul piano sociale e politico” in una di queste città (per esempio in rapporto a simili dinamiche nell’Italia centro-settentrionale)? L’arena locale, per complicata che sia, non poteva ovviamente essere l’unico elemento del gioco. Correlato a questo, il punto del ruolo di queste città nella gerarchia demica del Regno, e in più nella gerarchia demica dei domini aragonesi: Palermo/Messina; Napoli/L’Aquila sono coppie parallele di capitali/città dominate ma di grande individualità: come gioca il loro ruolo istituzionale nelle dinamiche di mobilità sociale delle élites locali e importate? Come si collocano poi come scenari di mobilità sociale in rapporto alle città iberiche con cui hanno più contatto?
Poiché per il Meridione continentale l’età aragonese non inizia che negli anni ’40 del XV secolo, i relatori che intervengono su Sicilia e Sardegna dovrebbero privilegiare nelle loro analisi il Quattrocento in modo da favorire la comparazione tra le differenti città italiane.